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Il Giappone

”Non portatemi sequenze fotografiche, datemi delle immagini incisive e fugaci del vostro modo di vedere la realtà”: sono le incitazioni che Mario Pannunzio, direttore de “ Il Mondo”, indirizzava a quello storico gruppo di fotoreporter che collaborava con la rivista.
Nicola Sansone, durante il suo viaggio in Giappone, a cavallo degli anni 50 e 60, se ne fa puntuale interprete; il suo reportage è il colto esercizio di un autore che si propone di rappresentare una maturazione sociale, un momento storico nel quale tradizione e innovazione sanno integrarsi.
Le sue immagini sanno vivere da sole, non sono semplici supporti visivi di un testo ma hanno un valore documentario ricco, anche, di giudizio critico. Sempre come diceva Pannunzio “la fotografia deve essere la parola che si trasforma in immagine”, e, in Giappone, Nicola Sansone è capace di metter in evidenza tutti gli elementi che costituiscono una fotografia e la rendono testimonianza anche di un processo creativo del proprio pensiero.
Dal lavoro al tempo libero, dai bambini agli anziani, passando per il famoso mercato del pesce di Tsukiji a Tokio, l’autore si sofferma su una quotidianità destinata a sicura storicizzazione.

 

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